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Se posti le foto di tuo figlio fai un grosso guaio. Te lo spiega Ella - Intervento di Guido Scorza

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Se posti le foto di tuo figlio fai un grosso guaio. Te lo spiega Ella
Le immagini che metti sui socialnetwork sono molto più di un ricordo. Il video che ogni genitore dovrebbe guardare
Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(HuffPost, 17 luglio 2023)

Il 75% dei genitori condivide immagini e dati dei propri figli sui social media. Otto genitori su 10 sono seguiti sui propri social da gente che conoscono e non hanno mai incontrato. Inizia così un video targato Telekom, uno dei maggiori operatori di telecomunicazione tedeschi - ma questo conta poco o, forse nulla perché i suoi contenuti non riguardano un prodotto o un servizio commerciale – tutti, da genitori, dovremmo guardare e riguardare.

La storia raccontata nel video è quella di Ella, una bambina di 9 anni, i cui genitori, appartengono a quel 75% che usa condividere foto, video e dati dei propri figli online, momenti e scene di vita vissuta innocenti, naturali, magari semplici ricordi.

I genitori di Ella lo fanno, come milioni di altri, con leggerezza e senza mai pensare all’impatto che quel gesto potrebbe avere sul futuro della figlia. Un giorno – ed è il cuore del video – qualcuno attraverso una soluzione basata su intelligenza artificiale di quelle ormai alla portata di tutti per pochi dollari al mese, modifica le foto e le immagini di Ella pubblicate dai genitori fino a riprodurne una gemella digitale adulta, che, all’improvviso, appare sullo schermo del cinema nel quale i genitori si sono appena seduti e dice loro quello che da bambina non avrebbe potuto capire e dire.

“Ehi mamma, ehi papà, sono io Ella o, meglio, una versione digitale di me, solo più grande. Incredibile cosa può fare oggi la tecnologia semplicemente partendo da qualche immagine, quelle che voi avete condiviso sui social e che possono essere prese e usate da chiunque. Lo so, per voi, queste fotografie sono solo ricordi ma per altri sono dati e per me, forse, l’inizio di un futuro orribile, un futuro nel quale la mia identità potrebbe essere rubata, nel quale potrei andare in prigione per qualcosa che non ho mai fatto, immaginatevi la mia voce copiata per truffarti mamma, non voglio diventate un meme umiliata da tutti a scuola, e certamente, non voglio questo [ndr la foto di una bambina nuda che corre su una spiaggia rinominata “sexy_girl_on_beach”, appare sullo schermo]. Quello che voi condividete online è come un’impronta digitale che mi seguirà per il resto della mia vita. Ve lo dico perché so che mi amate e che non fareste mai nulla che possa farmi del male. Quindi, ti prego mamma, ti prego papà, proteggete la mia privacy nella dimensione digitale”.

Il video, poi, si chiude ricordandoci che la privacy nei nostri bambini necessità di una protezione speciale e che la loro sicurezza inizia da tutti noi. Quasi inutile aggiungere altre parole a quelle misurate, ponderate, efficaci che rappresentano la trama del video, quasi inutile ricordare quanto sia paradossale che proprio noi genitori che dovremmo più di ogni altro preoccuparci di proteggere i nostri bambini e di garantire loro il migliore dei futuri possibile, spesso – davvero troppo spesso -, anche se senza volerlo, siamo all’origine delle loro disgrazie nella dimensione digitale.

Quasi inutile ricordare quanto sia pesante, pericolosa, indelebile l’ipoteca che accendiamo sul loro futuro quando pubblichiamo le loro foto, i loro video, i loro dati sui social network e quanto poco conti il fatto che, anche se con enorme superficialità, spesso lo facciamo con amore e con orgoglio per raccontare al mondo il bene che vogliamo loro.

Diverso il discorso per chi consapevolmente e nel vano e vacuo tentativo di regalarsi e regalare ai figli un po’ di popolarità digitale ne vende – e, talvolta, svende – letteralmente l’identità personale, l’immagine e i dati nel mercato dei baby influencer.

Guai da genitore a contestare o criticare le decisioni educative di altri genitori ma, al tempo stesso, guai a perdere l’occasione di ricordare quanto vale ciò a cui si rinuncia e si impone ai nostri figli di rinunciare e quanto, infinitamente di meno, vale ciò che, forse – e, comunque, in una percentuale insignificante di casi rispetto ai tanti che ci provano – si acquisisce in termini di popolarità e denaro.

Guardiamoci il video, riguardiamocelo, ascoltiamo le parole di Ella e, magari, chiediamo ai nostri figli cosa ne pensano.