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Il caso Twitter-Musk e i due regolamenti europei su servizi e mercato digitali - Intervento di Guido Scorza

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Il caso Twitter-Musk e i due regolamenti europei su servizi e mercato digitali
Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(MF, 12 luglio 2022)

Il Parlamento europeo, nei giorni scorsi, ha approvato il Digital Service Act e il Digital Market Act, due dei pilastri della strategia regolamentare europea sul governo dell'ecosistema digitale della quale fanno parte anche il Data Governace Act pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea nelle scorse settimane e l'Artificial Intelligence Act, ancora in discussione al Parlamento Europeo. Ora i due testi dovranno essere approvati dal Consiglio Europeo e poi entreranno in vigore. Salvo imprevisti saranno legge tra l'autunno e l'inverno anche se, verosimilmente, bisognerà poi attendere ancora un po' perché diventino direttamente applicabile nei Paesi mèmbri anche perché le big tech — che sono le principali destinatarie delle nuove regole - dovranno avere il tempo di adeguarvisi.

Il contenuto delle nuove regole, ormai, è noto da tempo e rappresenta, probabilmente, il più forte, incisivo e determinato richiamo all'ordine sin qui rivolto dall'Europa ai giganti dell'ecosistema digitale, più forte, perché più ampio, persino del Gdpr, il Regolamento generale sulla protezione dei dati personali, che, pure, ha rappresentato per le cosiddette Gafam (Google, Apple, Facebook, Apple e Microsoft) un bei grattacapo. Il metodo e le ambizioni infatti sono quelle del Gdpr che, peraltro, molte delle disposizioni forse più significative di Dsa e Dma mirano, anche se indirettamente e senza immaginare interventi diretti sul suo articolato, a rafforzare. L'Unione Europea dimostra di avere chiaro che se le big tech contano quello che contano nell'ecosistema digitale, tanto nella dimensione del mercato che in quella politica è perché, negli anni, hanno accumulato una quantità difficilmente contendibile di dati personali che oggi sono in grado di trattare in modo tale da assottigliare probabilmente al di sotto della soglia di sostenibilità democratica la libertà di concorrenza e le libertà e i diritti anche fondamentali dei cittadini europei. E, quindi, con le nuove regole provano a perimetrare, circoscrivere, limitare il margine di manovra del quale, specie i più grandi, potranno disporre neir utilizzo dei dati personali - e non solo personali - conservati nei loro forzieri digitali.

L'obiettivo dichiarato è quello di aprire nuovi spazi sui mercati a piccoli e meno piccoli concorrenti delle «cinque sorelle» americane - alle quali si è, peraltro, frattanto aggiunta la cinese Tik Tok e altre inesorabilmente si aggiungeranno - e garantire più libertà di scelta, negli ambiti più diversi delle loro vite, a cittadini, utenti e consumatori. E che in gioco, in questa partita, non ci sia solo il mercato lo racconta meglio di un fiume di inchiostro il «tira e molla» di Elon Musk verso Twitter: ne compra un po', lo comanda o, forse, no, lo compra tutto e lo compra più caro di quel che vale in borsa e, poi, alla fine, non lo compra affatto a costo di pagare una penale stellare.

I soldi, i profìtti, i mercati non bastano a spiegare quanto è accaduto e sta accadendo. Musk non voleva diventare più ricco acquistando Twitter e, realisticamente, neppure regalare più libertà ai suoi utenti ma, forse, diventare più potente, nella dimensione anche politica. Eccolo l'intreccio tra denari, politica e democrazia che le nuove regole europee dovrebbero contribuire a districare.

Diffìcile se non impossibile fare previsioni sul successo dell'esercizio perché è troppo presto e, nell'ecosistema digitate, gli scenari cambiano in fretta rischiano di porre nel nulla qualsiasi esercizio di regolamentazione di medio periodo, perché una cosa è dettare le regole e una cosa diversa applicarle, specie nella dimensione digitale dove comandano il codice, gli algoritmi e le interfacce e perché, che ci piaccia o no ammetterlo, forse siamo un po' in ritardo e le big tech sono diventate too big - troppo grandi - per sperare di oriéntame la crescita a colpi di nuove regole.

E poi c'è sempre la lezione di Macchiavelli: "Non v'è nulla di più difficile da realizzare, ne di più incerto esito, ne più pericoloso da gestire, che iniziare un nuovo ordine di cose. Perché il riformatore ha nemici tra tutti quelli che traggono profitto dal vecchio ordine, e solo dei tiepidi difensori in tutti quelli che dovrebbero trarre profitto dal nuovo". Ovviamente non c'è ragione per non provarci ne per non fare il tifo convintamente perché Dsa e Dma divengano alfieri di un digitai new deal europeo capace davvero di cambiare il corso della storia. Perché di questo si tratta e questa è la scommessa.